Breve storia dell’interazione cibo-corpo-emozione
Welcome to THE SMART BELLY Blog
Enjoy eating healthy by trusting your gut feeling
Condivido un capitolo della mia tesi. Attraverso l’esplorazione delle dinamiche comportamentali ed emozionale che si possono attivare in relazione al cibo , possiamo meglio comprendere l’importanza di un approccio integrato alla salute, che riconosca e valorizzi la complessa interazione tra cibo, corpo ed emozioni.

I documenti più antichi che dettagliano l'interazione tra cibo, corpo ed emozioni risalgono a circa 3000 anni fa in India e hanno origine nella Medicina Ayurvedica.
In particolare, la teoria dell'equilibrio tra gli elementi naturali si distingue come uno dei fondamenti di questa pratica. Secondo i principi dell'Ayurveda, si crede che ogni individuo sia costituito da cinque elementi primari presenti nell'universo: spazio, aria, fuoco, acqua e terra. Questi elementi si combinano nel corpo umano per formare tre forze o energie vitali chiamate dosha, che influenzano il funzionamento del corpo: Vata dosha (spazio e aria), Pitta dosha (fuoco e acqua) e Kapha dosha (acqua e terra). Ogni persona eredita un mix unico dei tre dosha, ma generalmente uno di essi prevale sugli altri. Si ritiene che l'equilibrio dei dosha possa influenzare la propensione a malattie o disturbi psicologici come ansia e depressione. Alcuni studi hanno anche cercato di fornire spiegazioni scientifiche attraverso la misurazione marcatori molecolari per dimostrare questa correlazione.
Gli elementi fondamentali di spazio, aria, fuoco, acqua e terra, come descritti nella Medicina Ayurvedica, possono essere considerati precursori dei concetti sviluppati dei concetti definiti da Ippocrate nella Teoria Umorale in cui esistevano quattro fluidi corporei, sangue, bile gialla, bile nera e catarro. La combinazione e l'equilibrio di questi fluidi determinavano il temperamento di una persona in modo tale che un disequilibrio, con un eccesso o un deficit di determinati umori, poteva contribuire allo sviluppo di specifiche condizioni patologiche. Gli umori erano collegati a corpi celesti, stagioni, parti del corpo e a fasi della vita. La mente, il corpo e lo spirito erano rappresentati dalla teoria dei Quattro Umori: sanguigno, flemmatico, collerico e malinconico.
Il comune denominatore tra la medicina ayurvedica e la teoria umorale di Ippocrate risiede nella loro concezione di equilibrio e armonia all'interno del corpo umano. Entrambi i sistemi attribuiscono grande importanza all'equilibrio degli elementi costitutivi o fluidi corporei per mantenere la salute. Entrambi i sistemi sottolineano l'importanza di mantenere l'equilibrio interno per preservare la salute e prevenire le malattie, ed entrambi incorporano una visione olistica che collega mente, corpo e spirito.
La medicina contemporanea, plasmata dai principi emersi dal metodo scientifico di Cartesio, ha conseguito notevoli risultati nella comprensione dei processi biochimico-fisiologici che regolano il funzionamento del nostro organismo. Tale comprensione si estende dalla scala sistemica macroscopica a quella microscopica, spingendosi infine a indagare i meccanismi molecolari e quantistici sottostanti. Nell'ultimo secolo, la medicina si è concentrata più sulla malattia che sulla salute, portando a una frammentazione delle nostre conoscenze scientifiche. Per esempio, il gastroenterologo si rivolge solo all'organo digestivo malato, mentre il nutrizionista può raccomandare di eliminare certi cibi, e lo psicoterapeuta si focalizza sulle emozioni, ma nessuno dei tre considera l'interazione cibo-corpo-emozione.
Fame insoddisfatta: fame omeostatica verso fame edonica?
Il sociologo tedesco Hartmut Rosa nelle sue pubblicazioni10 ha descritto il paradosso esistente che sta alla base dell’organizzazione della nostra vita lavorativa moderna. Rosa descrive la struttura temporale della società dal punto di vista della teoria critica. Identifica tre categorie di cambiamento nel ritmo della vita sociale moderna: accelerazione tecnologica, evidente nei trasporti, nelle comunicazioni e nella produzione; l'accelerazione del cambiamento sociale, che si riflette nella conoscenza culturale, nelle istituzioni sociali e nelle relazioni personali; e l'accelerazione del ritmo della vita, che avviene nonostante l'aspettativa che il cambiamento tecnologico dovrebbe aumentare il tempo libero di un individuo.
Da un lato, tecnologie sempre più sofisticate e organizzazioni aziendali più flessibili, promuovono una vita lavorativa moderna con livelli più elevati di libertà individuale e, dall'altro, nonostante una maggiore libertà apparente, c’è comunque un aumento dello stress percepito.
Rosa descrive questo paradosso come risultato di un fenomeno che ha definito “accelerazione sociale”, un'espressione teorica di come il ritmo degli eventi in tutti gli ambiti della nostra vita, lavorativo o relazionale, acceleri costantemente, lasciandoci con la sensazione di non essere in grado di mantenere il ritmo, di non sentirsi all’altezza o appagati nonostante i risultati ottenuti, fino a situazioni di stress prolungato che possono portare al cosiddetto “burn out”, che tradotto letteralmente significa bruciato, ma in questo caso viene utilizzato per indicare un esaurimento delle forze che può diventare la base clinica di malattie come depressione, malattie cardiovascolari, diabete, malattie infettive e malattie neurodegenerative.
La fame come bisogno primario è alla base della piramide dei bisogni di Maslow11: un famoso diagramma che descrive progressivamente i bisogni dell'uomo necessari alla sua completa autorealizzazione. Intuitivamente se i bisogni fisiologici, come respirare e nutrirsi non sono soddisfatti, è inutile pensare a quelli successivi come il bisogno di sicurezza o di interazione sociale. Il mangiare è quindi necessario non solo per la sopravvivenza in sé, ma anche per la realizzazione dell'individuo stesso. Questa è anche la mia esperienza come counselor volontaria in un centro d’ascolto, dove mi trovo difronte a grandissime resistenze se a intraprendere un percorso di counseling è una persona che non ha un lavoro o una fissa dimora.
Nel mondo animale, il concetto di fame è visto come un bisogno primario che si esaudisce quando viene soddisfatto. È difficile vedere un leone con il giro vita aumentato per lo stress quotidiano di cacciare una gazzella. Secondo il concetto di fame omeostatica, la fame è un bisogno primario. Il corpo segnala il bisogno di nuove energie, c’è la ricerca del cibo, qualsiasi cibo disponibile la soddisfa, e una volta che questa è soddisfatta, il corpo si ricarica e tutto torna in perfetto equilibrio. Quando lo stress percepito e così forte da arrivare nella sfera emozionale, il piacere dato dai cibi che desideriamo ci guida a ricercare cibi più gustosi e invitanti, pronti a darci una soddisfazione e piacere immediati. In questo caso si parla di fama edonica o fame non omeostatica. Un senso di fame indipendente da un reale bisogno biologico ed energetico, guidata dal puro desiderio di gratificazione. Può essere anche una sensazione che porta a mangiare nonostante ci si senta sazi e a fare il bis più spesso solo per puro piacere. Il desiderio di determinati alimenti, soddisfacenti dal punto di vista sensoriale, può diventare un meccanismo di compensazione emotiva.
La connessione tra fame edonica e mangiare emotivo evidenzia il ruolo complesso che il cibo svolge nel soddisfare non solo le esigenze fisiche energetiche, ma anche quelle emotive e psicologiche. Nel corso della mia esperienza con i clienti, ho osservato l'emergere della fame edonica, manifestandosi con sfumature diverse in relazione alle ferite caratteriali, all'ambiente familiare e culturale, e alla capacità di autoregolazione.
Soddisfare la fame edonica per ridurre stress e frustrazione
Commenti